Quello nell’immagine qui sotto è un esempio di captcha. Come tutti sanno si tratta di un sistema per assicurarsi che chi sta accedendo a un sito o una qualunque risorsa online sia un umano e non un bot. Un captcha pone una o più semplici domande, solitamente basate su immagini, assumendo che solo un umano sappia fornire la risposta corretta (nell’ambito e nei tempi ammessi dal captcha stesso). Spesso si tratta di leggere una parola semi-cancellate o semi-nascoste (come nell’esempio) o di contare il numero di elementi x in una serie di immagini.

Recentemente ho avuto il piacere di leggere un ottimo saggio italiano sul tema dei social media e di come informazioni false o scorrette si propagano attraverso questi canali. Il volume, edito dalla Franco Angeli, è stato scritto da Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini e ha come titolo “Misinformation: Guida alla società dell’informazione e della credulità“. Quattrociocchi e Vicini fanno un ottimo lavoro di analisi dei meccanismi di propagazione virale delle informazioni false. Per chi frequenta i social media con un minimo di attenzione è facile riconoscere i meccanismi individuati dagli autori. Purtroppo il volume non offre una soluzione al problema limitandosi ad auspicare un accesso più attento e conscio a quanto la rete ci propone quotidianamente. Personalmente non credo sia compito degli studiosi di questi fenomeni proporre delle soluzioni, ammesso che esistano semplici soluzioni. Da questa lettura seria è maturata un’idea semi-seria che ora provo ad esporre.
Proposta Semiseria
Dopo l’ennesima bufala che ho visto circolare oggi su Facebook, ho deciso di proporre ufficialmente di estendere il medesimo approccio dei captcha per verificare l’accesso a tutti i Social Media, inclusi Facebook e Twitter. Chi mi segue sa che la mia attitudine verso le bufale è quella che Quattrociocchi definirebbe di debunker, cioè di una persona che investe del tempo per dimostrare, dati alla mano, ai creduloni che condividono le bufale che per l’appunto si tratta solamente di una bufale. Qui trovate un mio esempio di debunking.
Se la mia proposta venisse accettata, per accedere ai Social Media non basterà dimostrare di essere umani, bisognerà dimostrare di possedere un cervello e saperlo usare. Dunque le domande a cui rispondere potrebbe essere marginalmente più complesse di quelle dei soliti captcha cui siamo abituati.
Per chiarezza ecco alcune delle domande a cui sto pensando:
- Risolvere una semplice equazione differenziale
- Citare correttamente un articolo della costituzione italiana con un esempio pratico di applicazione
- Elencare i presidenti del consiglio italiano eletti dai cittadini con libere elezioni
- Citare il numero di parlamentari e senatori della repubblica
- Individuare un semplice elemento chimico sulla base della sua formula chimica (esempio: H2O)
- Citare correttamente l’anno di inizio della prima e seconda guerra mondiale e individuare chi furono i vincitori
- Calcolare una semplice percentuale (esempio: che percentuale del debito pubblico corrisponde al reddito di un senatore)
- Indicare quanti milligrammi di principio attivo sono diluiti in un ettolitro d’acqua di un medicinale omeopatico
- Elencare almeno 3 politici intelligenti e onesti (e che siano ancora vivi!)
- Citare il tasso di mortalità infantile prima e dopo l’invenzione dei vaccini e individuare tra i due valori quello più desiderabile o auspicabile.
Qualora la risposta fosse sbagliata l’accesso ai Social Media verrebbe negato per almeno 24 ore dando tempo all’utente di documentarsi e prepararsi per il test del giorno successivo.
Queste sono solo alcune domande d’esempio, le prime a cui ho pensato. Invito tutti a suggerire ulteriori domande così da costruire assieme un filtro il più robusto possibile che blocchi preventivamente l’accesso ai Social media per capre e caproni.