Non è facile riassumere le impressioni di un libro come L’America non esiste di Antonio Monda in poche parole. Proverò a farlo con una serie di appunti in ordine sparso:
- I due personaggi principali del romanzo, due fratelli degli anni 50 trasferiti dal meridione d’Italia a New York, hanno pensieri che sono estremamente improbabili per persone di quell’epoca e di quella cultura. Le persone negli anni ’50 pensavano come persone degli anni ’50. Solo Walt Disney può permettersi di ignorare questo semplice principio al solo fine di creare dei film per l’intrattenimento senza particolari ambizioni storiche o di realismo.
- I riferimenti ai numerosissimi personaggi famosi sono non solo improbabili ma alla lunga anche un po’ noiosi, visto il numero decisamente esagerato. Sembra un tentativo ingenuo da parte dell’autore di aggiungere di seguire l’esempio di Forrest Gump per aggiungere un po’ di sapere ad un romanzo altrimenti un po’ insipido.
- Capisco che lo scrittore sia innamorato dell’America, o di un concetto astratto di America, ma alcune affermazioni sono campate in aria. Seriamente parlando, quali sono le probabilità che nel mezzo degli anni ’50 una delle più ricche famiglie ebree di New York dia in sposa la figlia ad un immigrato italiano senza un lavoro e una istruzione decente? Zero!
- Gli Americani che popolano il romanzo di Antonio Monda sembrano tutti pronti ad aprire le porte delle loro ricche dimore e i loro cuori ai primi due sfigati italiani che passano di lì. Caro Monda, gli Americani si comportano certamente da Americani, con la grande generosità che li che contraddistingue. Ma non sono degli idioti. In quale mondo esistono o sono esistiti questi Americani che tu ci racconti? Io abito in USA da 15 anni e non li ho mai incontrati!
- I due personaggi principali, i due fratelli, sono abbozzati senza molta profondità. Come un’altra recensione suggerisce, la sorella appare come un po’ stupidotta, infatti si innamora e rimane incinta di un barbone puzzolente e malato, mentre lui è un arrivista di successo dalle citazioni facili e dalle scelte immancabilmente superficiali.
- Questi pensieroni che Monda mette in bocca ai due fratelli fanno un po’ sorridere. Alcuni sono anche interessanti, ma in genere sono del tutto improbabili nel contesto specifico o fuori luogo.
- Lo stile del romanzo mi pare quello di uno scrittore estremamente ambizioso, che semina e citazioni come fosse un Umberto Eco, ma senza la grazia, lo stile e neppure la cultura di Eco.
- Infine, i ringraziamenti alla fine del romanzo fanno un po’ sorridere. Ben 127 persone meritano un ringraziamento! Quasi uno per pagina. Una lunga, molto lunga, lista di amici e parenti. Eppure nessuno dei 127 amici ringraziati ha avuto il coraggio, prima che volume andasse in stampa, di dire “Antò, sto capitolo andrebbe riscritto. Da capo!” Forse, Antonio Monda dovrebbe mirare ad avere un po’ meno amici ma un poco più sinceri!
Se solo lo scrittore avesse avvicinato questo romanzo con più umiltà, il risultato sarebbe stato certamente più interessante.