Articolo pubblicato nell’ottobre 1998 sul settimanale “La Provincia di Sondrio“
Una guida pratica alla costruzione di un sondaggio d’opinione su campioni di dimensione planetaria, con numerosi esempi d’onesta manomissione e deliberata alterazione dei risultati.

Tutti sanno che i sondaggi d’opinione possono offrire una visione della realtà a volte molto distorta, oppure proporre come veritiere affermazioni comunemente ritenute poco credibili. Le tecniche per pilotare un sondaggio sono molteplici. Ad esempio, un’opportuna formulazione delle domande per gli intervistatori può favorire le risposte positive su quelle negative, o viceversa. L’intervistatore smaliziato può anche giocare anche sulla scelta del campione o beneficiare di un particolare momento della storia e cronaca nazionale.
Un’opportuna formulazione delle domande per gli intervistatori può favorire le risposte positive su quelle negative, o viceversa.
Un classico esempio ricorda che un sondaggio per stimare la percentuale di cittadini favorevoli alla pena di morte, se fatto a ridosso di un qualche fattaccio di cronaca nera, fornirà risultati ben diversi dal medesimo sondaggio effettuato in una tranquilla giornata tra Natale e Capodanno. Similmente, un’indagine sulla limitazione per legge a trentacinque ore dell’orario lavorativo settimanale, fatta su un campione di operai intervistati all’uscita dai cancelli di Mirafiori darà certamente un risultato differente rispetto ad un’indagine analoga svolta tra i dipendenti di alcune piccole e medie aziende del Nord-Est.
Per smitizzare un poco i sondaggi, così come ci vengono quotidianamente proposti dai mass-media, ed imparare a giocare con le percentuali è sufficiente disporre di un computer e di un collegamento ad Internet.
Per non prenderci troppo sul serio, cominciamo con una domanda molto semplice e diretta: “Qual è il piatto (gastronomico) più noto in Internet?” Per stilare una sorta di classifica, in forma di sondaggio casalingo, su un campione costituito da alcuni milioni di computer connessi ad Internet, è sufficiente collegarsi ad un qualunque motore di ricerca, o search-engine, e “lanciare” un’interrogazione. Scegliamo, ad esempio, Altavista (http://altavista.digital.com) uno dei motori di ricerca più noti e ci colleghiamo. Una volta connessi, chiediamo di conoscere il numero di pagine Web che contengono la parola “spaghetti”. In breve otteniamo la risposta: 78,320, decisamente numerose. Ripetiamo la ricerca con le parole “lasagne”, “polenta”, “orecchiette” e con i più nostrani “pizzoccheri”.
Abbiamo così realizzato il nostro primo sondaggio che potremmo denominare con il pomposo termine di “indagine cyber-gastronomica planetaria”. Riordinando i dati dovremmo ottenere qualcosa del genere:

Semplificando brutalmente la parte statistica, potremmo assumere di trovarci di fronte ad un campione composto esattamente da 102,636 pagine Web di argomento gastronomico (il totale dei punteggi ottenuti da ciascun piatto). Pertanto, il nostro sondaggio semi-serio diviene:

Certamente l’orgoglio gastronomico valtellinese viene messo alla prova da questa strana classifica. Una percentuale dello 0.06% è veramente un po’ poco, anche per una specialità prettamente locale come i pizzoccheri. Volendo migliorare la situazione, proviamo a riorganizzare le interrogazioni in modo che ne risultino avvantaggiate le note tagliatelle di grano saraceno. Per cominciare, dobbiamo osservare che il termine “spaghetti” è ampiamente utilizzato nello slang americano con accezioni non gastronomiche, ad intendere qualcosa di ingarbugliato e confuso. Fortunatamente, Altavista, il motore di ricerca prescelto, ci viene in aiuto per correggere i deludenti risultati dell’indagine precedente offrendoci la possibilità di limitare la ricerca alle sole pagine in lingua italiana. Ecco dunque i risultati ulteriormente corretti del nostro sondaggio:

Decisamente meglio di prima per i nostri pizzoccheri che, con lo 0.54% cominciano ad uscire dall’anonimato. Giustamente ridimensionati al 44.25% gli spaghetti che nel sondaggio precedente raggiungevano percentuali paragonabili solo a quelle delle elezioni “bulgare” di qualche anno fa.
Proviamo ora a costruire un sondaggio enologico che accompagni degnamente quello gastronomico. Vista la quasi totale corrispondenza tra i nomi dei vini e quelli delle corrispondenti zone d’origine proviamo a costruire delle interrogazioni più selettive ricercando, ad esempio, le pagine che contengono contemporaneamente la parola “vino” e la parola “chianti”. Otteniamo il seguente risultato:

Niente male per l’ottimo vino valtellinese che, nonostante la piccola percentuale, dimostra d’essere menzionato in oltre 104 pagine Web. In questo caso non è necessario barare spudoratamente ma, volendo migliorare la situazione, proviamo a sostituire la ricerca della coppia di parole “vino” e “Sassella” con un più generale “vino” e “Valtellina”. Non si tratta di una manomissione particolarmente disonesta; in fondo i nostri vini sono generalmente noti con il nome generico di Valtellina e, al di fuori della valle, solo pochi esperti distinguono tra un Grumello ed un Sassella. Ecco che, nella versione rivista, il nostro sondaggio enologico migliora rapidamente:

In questo modo il nostro vino è improvvisamente balzato al 4% del sondaggio. Certamente lo potremmo considerare un buon risultato, di cui andare orgogliosi.
Se questi sondaggi d’opinione vi sembrano troppo locali, e soffrite di qualche forma di fobia da provincialismo, non preoccupatevi. Abbiamo raccolto tutti gli ingredienti per costruirci un sondaggio vero, pronto per essere trasmesso al TG1 o pubblicato in prima pagina su un quotidiano nazionale. La domanda di rito, questa volta è: “Qual è il politico più popolare in Internet?”, ecco i risultati.

Lascio ai lettori il compito di alterare a piacere questo sondaggio, avvantaggiando il politico loro più simpatico e sprofondando sotto l’uno percento quello meno gradito.