Gian Antonio Stella ha certamente del talento. Peccato che non lo sappia gestire e finalizzare verso la produzione di un romanzo ben scritto e pen pensato. Mi perdoni l’autore per il tono schietto con cui ho scritto questa recensione.
Il maestro magro è una lunghissima e noiosa collezione di spigolature di giornali del dopoguerra tenute assieme da una debole storia familiare. Numerosissimi sono i personaggi, le storie e i dettagli irrilevanti che si frappongono malamente alla lettura, senza alcun legame con la struttura narrativa, e senza apportare alcun contributo alla trama, alla definizione dei personaggi o semplicemente al piacere del lettore. L’approccio da “collezionista di ritagli di giornali” di Gian Antonio Stella è così estremo da risultare irritante in numerose parti del libro.
Mi piacerebbe sapere perché l’editore non ha fermato il libro prima di mandarlo in stampa, come qualunque decente editore avrebbe fatto, chiedendo al sig. Gian Antonio Stella di tagliare, rivedere, e riscrivere ampie sezioni del romanzo. Il risultato dimostra come il talento, se non abbinato ad un poco di disciplina e di mestiere possa produrre dei volumi poco gradevoli alla lettura.
Ultima nota, un poco laterale. Da una serie di indizi si evince chiaramente che il sig. Stella ha ben poca dimestichezza con la condizione di povertà e la dura vita del dopoguerra oppure ha deciso di sacrificare la verosimiglianza in nome di qualche ambizione letteraria. Pur non essendo passato personalmente attraverso la guerra e il dopoguerra, ho ascoltato abbastanza storie per riconoscere gli strafalcioni che qua e là emergono nelle pagine del romanzo. Anche in questo caso, sarebbe bastata la revisione di un “senior editor” per intercettare gran parte di queste ingenue alterazioni della realtà con grande beneficio per il libro e i suoi lettori.